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Capitolo 3 - APPUNTI DI AERODINAMICA | ||||||||||
VOLO PLANATO UNIFORME: il magico equilibrio delle forzePossiamo già intuire che, se forza aerodinamica e peso sono esattamente bilanciati, saranno esattamente bilanciate (a due a due) anche le loro componenti. Se questo equilibrio si verifica volando a 30 Km/h, e nulla interviene per modificarlo, il volo è rettilineo (senza variazioni di traiettoria, nè in senso laterale nè in senso verticale) ed uniforme (senza accelerazioni o decelerazioni). Se decidiamo di cambiare l'angolo di planata (modificando l'angolo di incidenza) le forze saranno, per qualche attimo, squilibrate e l'ala accelererà o decelererà fino a che viene ripristinato un nuovo equilibrio (volando, poniamo, a 38 Km/h). Da questo momento il volo (in assenza di influenze esterne) riprenderà ad essere rettilineo ed uniforme.Per semplicità, tutte le quattro forze si considerano applicate in un solo punto, il già citato centro di spinta. Ora che abbiamo identificato le due (ma scomponendole le abbiamo fatte diventare quattro) forze in gioco nel volo planato uniforme, approfondiamo la loro conoscenza esaminandole singolarmente. LA RESISTENZA: compagna irrinunciabile del movimentoQuesto titolo (che suona come uno slogan vagamente di sinistra) ci ricorda semplicemente che un'ala in moto genera sempre resistenza. Anche in questo caso, infatti, è possibile avere resistenza senza portanza (stallo), ma mai portanza senza resistenza.L'aria che ci circonda, leggera ed impercettibile, cambia completamente quando viene attraversata ad alta velocità: diviene allora densa, quasi solida, e rappresenta il principale problema al conseguimento di nuovi record di velocità. E' dunque intuitivo affermare che la resistenza totale cresce al crescere della velocità. I più attenti si saranno già insospettiti leggendo 'resistenza totale' poichè immaginano (correttamente) che, se esiste una resistenza totale, devono anche esistere 'resistenze parziali'. E' proprio così. La resistenza totale è, infatti, dovuta al sommarsi di tre tipi diversi di resistenza che, tra breve, non avranno per noi più alcun mistero. Si tratta di:
RESISTENZA DI FORMACome suggerisce il suo nome, essa dipende dalla forma del profilo esposto al vento (un aliante espone una superficie molto maggiore rispetto ad un MIG ed ha quindi una resistenza di forma molto superiore).Nel volo libero l'imbrago, lo stesso pilota e la caveria contribuiscono in modo sostanziale ad aumentare la resistenza di forma (Fig. 3-12). Tuttavia, la resistenza di forma è poco importante alle basse velocità, mentre diventa la principale fonte di resistenza alle alte velocità, per questa ragione la resistenza di forma è il primo nemico da battere per chi produce apparecchi ad alta velocità, mentre può essere quasi ignorata da chi progetta apparecchi a bassa velocità. RESISTENZA DI ATTRITOÈ la resistenza dovuta all'attrito dell'aria che 'sfrega' sulla superficie della vela.
In queste vele l'aria resta addirittura 'intrappolata' tra le corrugazioni e (almeno in teoria) non scorre affatto sulla vela, ma forma piuttosto un sottilissimo cuscinetto solidale con il movimento dell'ala. La restante aria scorre sopra questo cuscinetto, incontrando meno attrito di quanto ne incontrerebbe scorrendo su di una superficie 'solida', per quanto liscia (Fig. 3-13). La resistenza di attrito, tuttavia, è di gran lunga la meno rilevante, specie alle nostre velocità. RESISTENZA INDOTTA
Per comprendere di che si tratta pensiamo ad un transatlantico: nella sua scia si notano enormi mulinelli di acqua. Per mettere in movimento quelle tonnellate di liquido è stata evidentemente 'spesa' una grande quantità di energia (e dunque di carburante). Tuttavia a nessuno interessa che quei vortici esistano e la domanda 'perchè spendere energia per costituirli?' trova una sola risposta: 'perchè non si riesce a farne a meno!'. I mulinelli sono il segno evidente della resistenza indotta (o parassita) e sono anche il segno dei limiti progettuali: un progetto 'ideale' non produrrebbe alcun mulinello, ma convertirebbe in 'avanzamento' tutto il carburante (o qualsiasi altra forma di energia) disponibile. Similmente, nel volo, la resistenza indotta deriva dalla formazione, nella scia di volo, di vortici, o più in generale, di movimenti turbolenti dell'aria, non desiderati ma inevitabili: è infatti la differenza di velocità tra l'aria che scorre ventralmente ad un'ala e quella che scorre sull'estradosso a generare tali vortici. Si distinguono i piccoli vortici centrali (presenti lungo tutto il bordo di uscita dell'ala) ed i grandi vortici marginali (che si formano dietro e lateralmente alle estremità alari). La resistenza indotta è per noi di gran lunga la più importante poichè la sua influenza è massima alle basse velocità, mentre diviene, via via, meno importante alle velocità maggiori. Riepilogando possiamo dire che, alle bassissime velocità proprie del Volo Libero, la resistenza di forma conta poco, quella di attrito ancora meno, mentre quella indotta è la 'bestia nera' contro cui si accaniscono progettisti e costruttori. La resistenza totale (formata dalla somma dei tre tipi ora visti) è comunque la componente della forza aerodinamica totale che si oppone all'avanzamento; come vedremo, a parità di altre condizioni, essa varia al variare dell'angolo di incidenza. LA PORTANZALa portanza riconosce una sola origine (non esistono tre tipi di portanza) e può essere definita come la componente della forza aerodinamica totale che si oppone alla caduta. In altre parole è la forza che consente di 'star su' a tutto ciò che vola (con l'eccezione di areostati e mongolfiere che, invece, 'galleggiano' nell'aria). Anch'essa varia, come vedremo, al variare dell'angolo di incidenza.IL PESO APPARENTECome sappiamo il peso è l'espressione della forza di gravità, ed è quindi sempre rivolto verso il centro della terra; viaggiando in discesa (lungo un piano inclinato), tuttavia, si ha la sensazione che esso sia rivolto, non più verso il basso, ma perpendicolarmente al piano inclinato stesso: questo è il peso apparente.Nel volo uniforme esso è inferiore al peso reale (com'è logico, dal momento che ne rappresenta una componente) ma alcune manovre (virate strette, brusche cabrate dopo una picchiata) possono innalzarlo notevolmente. Il peso apparente viene comunque definito come quella componente del peso reale che, durante il volo planato uniforme, 'tira' verso il basso e leggermente all'indietro, opponendosi alla portanza ed equilibrandola perfettamente. LA TRAZIONESe qualche perplessità poteva esistere parlando di peso apparente (in fondo possiamo non averlo mai notato), la trazione che deriva da un piano inclinato è nota a tutti. Lasciate un'auto parcheggiata in discesa, senza i freni ben tirati, e vedrete che la stessa inclinazione del terreno trasforma il peso dell'auto in trazione: nessuno la spinge e lei se ne va... Se poi le auto sono due, una vuota ed un'altra a pieno carico, noteremo che la seconda parte molto più decisa e raggiunge una velocità maggiore in meno tempo: in altre parole il peso si trasforma in spinta nella macchina vuota, ed il maggior peso si trasforma in maggior spinta nella macchina piena.La trazione è dunque la componente del peso, diretta nel senso del moto, che opponendosi ed equilibrandosi alla resistenza, ci permette di avanzare su un piano inclinato. Nota: su quanto sopra riportato sono giunte alcune pesanti e ragionevoli rampogne. Come sempre a me, qui, basta dare concetti che aiutino a capire cosa accade nella realtà; siccome, secondo alcuni, quanto scritto lede nientemeno che Galileo, ho pensato di aggiungere, in una pagina apposita, le osservazioni fatte e le 'soluzioni'. Chi si addentra lo fa a proprio rischio e pericolo :-). Grazie comunque ai due Carli che hanno voluto dare il loro (graditissimo) contributo). LE VELOCITÀ NEL VOLO PLANATO UNIFORMEVELOCITÀ DI TRIMUn velivolo ben equilibrato, quando lasciato libero di planare in modo stabilizzato (in aria calma) senza che gli vengano impartiti comandi, volerà con un angolo di incidenza determinato dalle sue caratteristiche strutturali e di regolazione: esso scenderà, pertanto, secondo un piano inclinato costante, ad una velocità altrettanto costante; tale velocità, che varia da apparecchio ad apparecchio, è detta velocità di TRIM (o di regolazione).VELOCITÀ DI MINIMA CADUTAAumentando l'angolo di incidenza, l'ala rallenta, fino a raggiungere la velocità di minima caduta: in aria calma e a parità di quota questa velocità è quella che ci permette di stare in aria più a lungo. Attenzione però!VELOCITÀ DI STALLOAumentando ulteriormente l'angolo di incidenza, si supera quello critico di stallo (in termini meno tecnici si può dire che la velocità è scesa al di sotto della velocità di stallo) e l'apparecchio, come vedremo, non vola più.VELOCITÀ DI MASSIMA EFFICIENZASe invece, partendo sempre dalla velocità di TRIM, riduciamo l'angolo di incidenza, l'apparecchio accelera, fino a raggiungere la velocità di massima efficienza: è questa la velocità alla quale diviene ottimale il rapporto tra caduta ed avanzamento, in altri termini, in aria calma, è la velocità che ci permette di andare più lontano.VELOCITÀ MASSIMAPicchiando ulteriormente (riducendo ancora di più l'incidenza) la traiettoria diviene molto ripida, e si viaggia alla velocità massima raggiungibile in sicurezza.UN'ECCEZIONECome vedremo più in dettaglio nel capitolo dedicato al parapendio, questa 'macchina volante' rappresenta, anche a questo proposito, un'eccezione: esso, infatti, quando lasciato volare senza nessun intervento del pilota, procede ad una velocità vicina a quella massima raggiungibile. Tutte le altre velocità vengono quindi raggiunte incrementando l'angolo di incidenza (rallentando sempre di più l'ala stessa): si incontreranno comunque, nell'ordine, la velocità di massima efficienza, quella di minima caduta e quella di stallo.
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