Capitolo 5 - IL VOLO COL DELTAPLANO

IL PARACADUTE D'EMERGENZA ED IL DELTAPLANO

OBBLIGATORIETÀ

Le ragioni che hanno spinto la FIVL ha considerare il paracadute d'emergenza OBBLIGATORIO (nel volo con deltaplano) dipendono dalla possibilità che la sua struttura rigida (i tubi di alluminio o le stecche preformate) ceda, per condizioni meteorologiche eccessive, per manovre incongrue od acrobatiche oppure ancora per una precedente lesione, rendendo completamente impossibile manovrare l'apparecchio.

La Legge non ne prevede l'obbligatorietà e, potremmo dire, meno male: altrimenti esisterebbero anche complicatissime procedure di certificazione e periodici controlli, che renderebbero ancora più difficile volare in autonomia. Tuttavia, almeno per i deltaplanisti, questa "ruota di scorta" è da considerarsi indispensabile ed il numero di vite salvate fino ad oggi conferma, al di là di ogni possibile dubbio, l'utilità di questa norma federale.

QUANDO APRIRLO

Il paracadute d'emergenza deve essere utilizzato in caso di danno strutturale dell'apparecchio o in caso di forte malessere, tale da compromettere ogni capacità di guida; non deve essere invece utilizzato in presenza di cumulonembi per sfuggire all'ascendenza (i cumulonembi vanno semplicemente ed assolutamente evitati!)

PROCEDIMENTO DI APERTURA

Dopo aver deciso che è necessario aprire l'emergenza la sequenza delle operazioni da compiere (con lucidità e nel minor tempo possibile) è la seguente:
  1. guardate la maniglia (sembra banale ma è indispensabile afferrarla al primo colpo, poichè in questi casi il tempo è prezioso);
  2. infilate il pollice nella maniglia dalla testa verso i piedi ed afferratela saldamente (questi due primi passi possono essere provati in volo, ed è utile farlo);
  3. aprite il contenitore spingendo con forza la maniglia parallelamente all'imbrago (cioè verso i piedi) in modo da aprirlo come una scatola di sardine;
  4. lanciate con forza l'emergenza in uno spazio libero. Il braccio disteso vi aiuterà ad ottenere la massima spinta;
  5. tenetevi saldamente all'aquilone aiutandovi sia con le mani che con le gambe e preparatevi all'atterraggio cercando di fare assorbire la maggior parte dell'urto alla struttura dell'apparecchio (meglio lui che voi); questo può essere ottenuto salendo con i piedi sulla barra di controllo, (o sulla chiglia, se l'aquilone è rovesciato) e reggendosi ai montanti.
Dai test eseguiti il tempo di apertura (a minima velocità dell'aquilone) è risultato pari a circa 1,5 sec. di cui 1,1 per distendere completamente le funi e 0,4 per l'apertura della calotta.

Con l'aumentare della velocità diminuisce il tempo di apertura della calotta, ma il tempo necessario per la distensione delle funi resta quasi invariato, dato che dipende in larga misura dalla forza di lancio. Quindi lanciare con estrema energia!

DOVE LANCIARLO


Figura 5-10. Il paracadute deve essere lanciato dietro la barra di controllo per consentire una discesa regolare.

Quando l'aquilone è ancora intero il paracadute deve essere lanciato all'indietro, poichè altrimenti la fune di vincolo farebbe forza sulla barra rivoltando l'apparecchio (Fig. 5-10).
Se invece l'aquilone è rotto si possono verificare alcune situazioni diverse:
  • caduta in vite: lanciate la sacca nella direzione della vite (cioè in avanti) e verso l'esterno della stessa: la forza centrifuga aiuterà la distensione delle funi;
  • volo rovescio: ci si comporta come per il volo dritto; lanciate all'indietro se il volo è stabilizzato, lanciate all'esterno ed in avanti se è avvitato;
  • ripetuti rovesciamenti in avanti (tumbling): lanciate lateralmente rispetto all'asse orizzontale di rotazione.
Un ultimo consiglio:
se, nel momento in cui pensate di aprire l'emergenza, siete alti, potete forse cercare di riprendere il controllo dell'apparecchio oppure attendere per qualche secondo con la sacca in mano il momento più favorevole, ma se siete bassi ogni attimo è prezioso: lanciate immediatamente !
Ricordate comunque che, in una vite molto accentuata, la forza centrifuga può essere tale da farvi perdere conoscenza.