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TECNICA DI PILOTAGGIO
La notevole semplicità del volo con il parapendio non trova riscontro in altre discipline dell'aria: per questa
ragione, a fronte dei mesi od addirittura anni che i vari corsi di volo (motorizzato, con l'aliante o con il deltaplano)
richiedono, sono spesso sufficienti alcune giornate di campetto per riuscire a decollare ed atterrare in sicurezza con
questo leggerissimo mezzo.
Proprio tale semplicità, tuttavia, rischia a volte di trasformarsi in un "boomerang" per coloro che hanno la
tendenza a sopravvalutare sè stessi e a sottovalutare il fatto che si tratta pur sempre di volo, cioè di
una situazione che richiede prudenza e conoscenza.
In linea teorica è possibile (anche se non legale) entrare in un negozio sportivo, acquistare il materiale
necessario e "tentare" di staccarsi da soli dal pendio, magari dopo aver scambiato qualche parola con il negoziante
o con un amico "esperto": anche in questa condizione "limite" non è improbabile che una certa percentuale di
aspiranti piloti riesca a compiere i primi voli senza troppi danni. È però sicuro che una percentuale
altrettanto elevata concluderà il corso autodidattico in qualche "sala gessi" ospedaliera, se non peggio.
Una scuola di parapendio è chiamata, invece, a garantire che la totalità degli allievi giunga ai
voli alti, senza mai uscire dai limiti di sicurezza che, ancora confusi per l'allievo, sono invece sempre molto chiari
all'istruttore. Evitare di ripetere sempre gli stessi errori (facendo una gran fatica per "scoprire l'acqua calda"),
ottimizzare i tempi di apprendimento evitando inutili paure ed apprensioni, ottenere un'assistenza competente e continua
che lo indirizzi anche alla scelta dell'ala adatta a lui: questi sono gli obbiettivi di chi si iscrive ad un corso
di volo.
Il neofita, infatti, ancora non sà che dalla scuola può e deve aspettarsi qualcosa di più: una
esauriente spiegazione degli aspetti teorici che consentono il volo stesso e, soprattutto, solide conoscenze di base
sull'argomento che "fa la differenza" tra uno stupendo volo ed un incubo: la meteorologia.
I corsi prevedono generalmente alcune (4 o 5) giornate di "campetto" ed almeno 10 voli alti durante i quali è
garantita non soltanto una rassicurante presenza in decollo ed atterraggio ma anche una radioassistenza continua
durante il volo.
Certamente non tutti riusciranno a divenire "piloti da gara", in grado di macinare ore e chilometri come se niente fosse,
ma chiunque senta la magica attrazione per il volo può, frequentando una scuola seria e preparata, riuscire a
coronare il suo sogno in costante sicurezza.
In questa sezione esamineremo, per i diversi momenti della progressione didattica, i principali problemi che si pongono,
ne analizzeremo le cause e prospetteremo le soluzioni che scaturiscono dalla nostra ed altrui esperienza. Nulla di
ciò che è scritto potrà sostituire l'impegno e la fatica che, sotto l'attenta guida di un
istruttore, sarà necessario spendere (o meglio investire) per impadronirsi dei "segreti" del volo: come
abbiamo sopra accennato, tentare di imparare "da soli", sia pur sulla base di un manuale specifico, è un azzardo
che, oggi, non ha più ragion d'essere.
ALCUNI CONCETTI FONDAMENTALI
Come in numerose altre attività sportive, la sicurezza nel Volo Libero non è passiva (lo è,
invece, quella dei giocatori di biliardo che, se non accadono fatti davvero eccezionali, rischiano molto poco della loro
incolumità fisica), ma "attiva". Questo significa che la sicurezza, nel volo, può essere raggiunta
solo attraverso uno sforzo costante e consapevole in quella direzione: manutenzione "pignola" dell'attrezzatura,
valutazione delle condizioni ambientali in assoluto ed in relazione alla propria abilità, capacità di
frenare l'impulso di "buttarsi" quando esistono ragioni valide per non farlo (salute, farmaci, e così via).
In compenso, quando il pilota affronta il volo in modo maturo e consapevole, quest'ultimo non ha coefficienti di rischio
superiori a quelli di altre attività quotidiane (viaggi in auto) o sportive (vela, ciclismo).
Iniziamo dunque con alcune osservazioni fondamentali, che dovranno rimanere sempre vive in un angolo della
nostra "mente volante", il prezioso angolo dedicato, appunto, alla sicurezza.
LIMITI OPERAZIONALI
Il parapendio è il più lento ed il più leggero dei veleggiatori pilotati dall'uomo: questo fatto,
che offre indiscutibili vantaggi (e che è alla base della sua rapida e crescente diffusione), comporta però
alcuni precisi limiti operazionali al di fuori dei quali le possibilità di controllo del mezzo non sono
più garantite. Lo studio della meteorologia e la attenta osservazione delle zone di volo vi renderanno in grado
di distinguere tra le condizioni "volabili" e quelle proibitive, ma ciò che ci interessa sottolineare subito
è che non si tratta assolutamente di una questione di coraggio o di padronanza del mezzo: quando il vento supera
una certa velocità, in presenza di rotori o di forti turbolenze, anche il miglior pilota del mondo è
totalmente impotente, quanto l'ultimo degli allievi.
Si tratta quindi di limiti operazionali del mezzo e non del pilota: non si può raggiungere l'America in
moscone, non si può scalare l'Everest in bicicletta, non si va sulla luna con un aeroplano, sia pur in perfette
condizioni di manutenzione.
Dovranno essere quindi assolutamente evitate le condizioni caratterizzate da:
- venti superiori ai 25-30 Km/ora
- rotori di qualsiasi origine
- possibilità di degenerazioine temporelesca: prossimità (o anche solo vista) di cumulonembi.
VELOCITÀ RELATIVA E VELOCITÀ AL SUOLO
Altro argomento che merita un accenno preliminare è la differenza tra velocità relativa all'aria e
velocità relativa al suolo (che dipende in larga misura dalla forza e dalla direzione del vento nel
quale voliamo).
Sappiamo infatti che volando (con qualsiasi ala) siamo immersi in una massa d'aria ed i parametri di volo
(velocità, incidenza, direzione del moto ecc..) sono riferiti ad essa e ad essa soltanto. Quando è utile o
necessario riferirli al terreno (come durante il decollo, l'atterraggio o nel mantenimento di una rotta prestabilita)
diventa indispensabile considerare anche il movimento che la massa d'aria che ci avvolge compie relativamente al suolo:
in questi casi dobbiamo, cioè, considerare il vento !
Ad esempio (Fig. 6-4), con un vento di 20 Km/h, se ci troviamo a volare a 30 Km/h a favore di vento la nostra
velocità rispetto al suolo sarà ragguardevole (20+30=50 Km/h); con lo stesso vento e la stessa
velocità di volo ma nella opposta direzione (controvento) la nostra velocità al suolo sarà
di soli 10 Km/h.
Se, per assurdo, ci trovassimo a volare controvento in una massa d'aria la cui velocità supera quella massima del
nostro apparecchio, ci troveremmo ad indietreggiare rispetto al suolo, pur lasciando completamente i freni (con le
conseguenze che è facile immaginare).
Analoghe considerazioni valgono per masse d'aria che investono l'ala trasversalmente: in questo caso varierà,
non solo la velocità relativa al suolo, ma anche la traiettoria di volo.
Sarà dunque necessario, per mantenere una rotta prestabilita, volare in una direzione angolata rispetto a questa
(l'angolo tra rotta apparente e rotta reale, detto angolo di deriva, sarà tanto più ampio quanto maggiore
sono la componente laterale e la velocità del vento che ci investe): tale tecnica è alla base dell'andatura
detta "a granchio" (Fig. 6-5).
DECOLLO, ATTERRAGGIO E MANICHE A VENTO
Da quanto detto risulta evidente l'importanza di decollare ed atterrare sempre e soltanto controvento. Anche qui
valga un esempio:
- immaginiamo di disporre di un ala che richiede, per volare, una velocità minima di 20 Km/h; per poter
decollare, cioè mettere l'ala in volo, dovremo quindi portarla a circa 22 Km/h, relativamente alla massa d'aria
nella quale ci inseriamo;
- se non c'è vento dovremo correre fino a raggiungere tale velocità;
- se abbiamo 10 Km/h di vento frontale è sufficiente correre fino ad una velocità (riferita al suolo
su cui ci muoviamo) di 12 Km/h: il decollo risulta quindi più agevole;
- se ci troviamo con un vento posteriore di 10 Km/h, anche tralasciando per un attimo le difficoltà legate
al gonfiaggio della vela, accade che quando corriamo a 10 Km/h questa risulta ferma relativamente al vento che la investe
e, per gonfiarla e metterla in volo, dovremo accelerare di altri 22 Km/h, per un totale di 32 Km/h (una velocità
pressoché irraggiungibile).
Analoghe considerazioni riguardano l'atterraggio.
Ben si comprende perchè le zone di decollo ed i campi di atterraggio devono sempre essere attrezzati con maniche
a vento visibili ed efficienti.
PIANO DI VOLO ED ISPEZIONE PREVENTIVA DEI LUOGHI DI VOLO
Prima di ogni volo è indispensabile formulare un piano di volo che risponda, almeno, alle seguenti domande:
- Che dislivello e che distanza esistono tra il punto di decollo e quello previsto per l'atterraggio? Il
rapporto tra distanza (orizzontale) e dislivello ci indica l'efficenza necessaria per giungere in atterraggio. Il vento
può ridurre anche notevolmente la nostra efficienza-suolo e possono esistere atterraggi facilmente raggiungibili
in assenza di vento, ma "fuori-efficienza" con vento contrario.
- A quale quota devo concludere il volo e devo iniziare le manovre di avvicinamento?È importante
arrivare all'atterraggio disponendo ancora di una quota sufficiente a compiere le manovre necessarie per una corretta
impostazione dello stesso.
- Quali riferimenti di quota dovrò considerare durante l'avvicinamento e l'atterraggio? Come potrete
vedere non è affatto semplice, nè "istintivo" valutare la quota "a occhio". È dunque indispensabile
effettuare un sopralluogo in atterraggio prima di salire al decollo. In questa occasione si annoteranno mentalmente
alcuni riferimenti e le relative quote (piloni, alberi, riferimenti sul vicino costone montano, ecc..). Tale sopralluogo
deve essere ripetuto per ogni nuova zona di atterraggio.
MAI VOLARE DA SOLI (SPECIE IN POSTI SCONOSCIUTI)
Questa regola, che prendiamo volentieri "in prestito" dai sommozzatori, è una norma prudenziale in grado di ridurre
notevolmente le conseguenze di un incidente, magari banale o comunque risolvibile da un "assistente".
Nel caso di località sconosciute, poi, è molto utile (oseremmo dire indispensabile) prendere contatti
con "volatili" locali (ormai il Volo Libero è molto diffuso, e sono pochi i posti sfruttabili che non siano
già stati "sperimentati" da qualche pilota di deltaplano o di parapendio): ogni posto, infatti, ha le sue
particolarità, non necessariamente positive (punti di difficile attraversamento, zone perennemente in sottovento,
particolari orari di brezza, ecc.) che è molto utile conoscere in anticipo.
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