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PERCHÈ LA VELA RIMANE APERTA?
I meccanismi che mantengono aperta la vela sembrano essere almeno tre e tutti intervengono, in misura maggiore o minore,
a seconda del "disegno" dell'ala e delle condizione di volo.
Pressione all'interno della vela: l'aria che entra dalle bocche gonfia la vela mantenendo, all'interno, una
pressione uniforme grazie ai fori presenti sulle centine. Questo meccanismo è l'unico ad intervenire durante la
fase di gonfiaggio, mentre durante il volo stabilizzato fornisce soltanto un (pur notevole) contributo. La pressione
torna ad essere importantissima in caso di chiusura, come hanno rivelato le "difficoltà" di riapertura che gravano
sulle ali con poche bocche o con bocche quasi chiuse (ad es. Trilair).
Forza aerodinamica totale: la forza aerodinamica totale, che si genera quando un profilo alare vola con angoli di
incidenza compresi tra quello di massima velocità e quello di stallo, offre, durante il volo, un notevole
contributo al mantenimento dell'apertura. Il suo effetto, come insegnano i diagrammi Cp e Cr, è maggiore agli
angoli di incidenza maggiori, e si riduce notevolmente per piccoli angoli.
Ecco perchè un parapendio che vola alla massima velocità ha maggior tendenza a "subire" le turbolenze: al
contrario, volando alla velocità di massima efficenza, si ottiene un ottimo compromesso tra compressione e forza
aerodinamica totale; questa, infatti, è la velocità da tenere per minimizzare gli effetti delle turbolenze
sull'ala (in altri termini, per minimizzare le possibilità di chiusure).
È vero che, rallentando ulteriormente, la forza aerodinamica totale tende ad aumentare, ma la compressione (su
quasi tutti i modelli) invece si riduce, in modo che la somma dei due meccanismi è inferiore rispetto a quanto
si ottiene alla velocità di massima efficenza.
Resistenza offerta dalla vela: mentre questo meccanismo è pressochè ininfluente nelle condizioni
normali di volo, può addirittura divenire prevalente in casi particolari. Si pensi allo stallo paracadutale,
quando non esiste la forza aerodinamica totale e la pressione dell'aria è minima: la vela resta aperta scendendo
con un alto tasso di caduta. Non dimentichiamo che, in fondo, i già citati cupoloni rimanevano aperti
esclusivamente per resistenza.
DISPOSITIVI ANTI-CHIUSURA
Resta comunque il fatto che le ali attuali chiudono molto meno di quanto ci si potrebbe aspettare in base alle loro
notevoli prestazioni: questo brillante risultato è stato ottenuto anche grazie ad almeno due "stratagemmi", che
si oppongono alla chiusura o che accelerano le riaperture "spontanee": la campanatura e lo svergolamento (inverso
rispetto a quello del deltaplano).
Mentre in un'ala "piatta", la forza aerodinamica che si genera nelle varie sezioni è sempre verticale (dal centro
alle estremità alari) in un'ala "campanata" la forza aerodinamica è diretta "a raggiera". Questo fatto
comporta alcuni vantaggi di stabilità:
- in primo luogo le estremità alari, "tirando" anche verso l'esterno contribuiscono a creare e mantenere
una tensione trasversale nella vela stessa;
- nel caso si verifichi una chiusura frontale centrale, le due semiali, anzichè collassare verso il centro
(come farebbero quelle di una vela "piatta") tendono a favorire la distensione, e dunque la riapertura della vela;
- nel caso, molto più frequente e meno preoccupante, di una chiusura laterale, il carico si ridistribuisce
sulla parte di vela ancora gonfia ed il volo mantiene ugualmente una sua linearità, fintantochè la vela si
riapre.
Lo svergolamento, cioè il differente angolo di incidenza che il bordo d'attacco presenta passando dalle
estremità alari alla parte centrale, è complementare alla campanatura e ne favorisce le funzioni.
In condizioni normali di volo, infatti, le estremità alari hanno un angolo di attacco maggiore rispetto
al centro. In tal modo una brusca riduzione dell'angolo di incidenza lungo tutto il bordo d'attacco (come accade entrando
in una discendenza) riduce maggiormente la portanza nella sezione centrale (angolo di incidenza minore) rispetto alle
sezioni laterali (angolo maggiore): queste ultime potranno dunque svolgere la funzione prima citata di "ridistendere"
la vela.
Lo svergolamento, inoltre, rende anche più morbido e graduale lo stallo: infatti, proprio per il loro maggiore
angolo di incidenza (e per il fatto che i freni agiscono prevalentemente su di esse), le sezioni laterali stallano prima
di quella centrale che continua, ancora per qualche attimo, a generare portanza.
Nota: lo svergolamento "inverso" rispetto al deltaplano era una realtà nei primi
modelli di parapendio. Le ali più recenti hanno abbandonato questo "stratagemma" e lo svergolamento è nullo
o, addirittura, le estremità alari presentano un'incidenza inferiore (di 1 grado) rispetto alla parte
centrale.
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